giovedì 12 novembre 2015

I remi in barca

So che la litania del “mi arrendo-chiudo il blog-tanto non cambierá mai niente” torna con una certa frequenza  nei post, e alla fine son sempre qui a rompere le scatole. Ma devo ammettere che i momenti di delusione sono sempre piú frequenti. A questi recentemente si sta affiancando un altro fenomeno che potrei chiamare “ma fatti i fazzi tuoi” (fazzi é per evitare la ripetizione di fatti).
Il fenomeno é legato alla ridisposizione dello spaccio. Ridisposizione nel quartiere, ben inteso, sia mai che scavalchi i giá larghi confini della GAD (certo, a meno di contare anche i circoli ricreativi sovvenzionati dal comune ma questo é un altro discorso).
La scena di ieri sera é esemplificativa, ve la vado a raccontare.
Rientro verso le 23, passo in Cassoli e all’incrocio con Vittorio Veneto mi vedo, sagome nella nebbia, non meno di dieci nigeriani in bicicletta, due dei quali fermi a trattare con due autoctoni dalla faccia giá inebetita.
Troppi per mandarli tutti a quel paese come faccio di solito (o forse ero solo troppo sobrio), passo indifferente e estraggo il telefono per la chiamata di rito al 112.

In fondo é quello che ci ha chiesto recentemente il prefetto nell’intervista su Telestense.



Per inciso, dall’intervista veniamo a sapere due cose, intanto che faccia ha il prefetto, visto che sul tema spaccio non si é praticamente mai visto (tranne che per inaugurare le corsa settimanale per il quartiere sulla quale ho seri dubbi che sia ancora attiva, ma in fondo chi se ne frega, le foto sul giornale le hanno giá fatte….). La seconda é chei cittadini devono imparare a rivolgersi alle FFdo con maggiore fiducia. E io lo faccio.

Dunque, estraggo il telefono a compongo il 112.Il gesto non sfugge al pusher che chiude il gruppo, che pensando a un acquirente mi comincia a seguire salutandomi. Rispondo cordialmente, dicendogli che se vuole seguirmi sto giusto per chiamare la polizia, si stupisce un poco ma non piú di tanto, accenna un fare minaccioso ma poi mi lascia andare per la mia strada. In fondo lui sta lavorando, caspita. Non ha tempo da perdere.
La chiamata non da grandi speranza. Fornisco i miei dati e incasso un “passeremo”. Poco dopo mi trovo a fare il giro per Nazario Sauro e il mitico angolo del punteruolo. Quello proprio di fronte a casa mia per intenderci. Niente. Il vuoto. Neanche una sentinella. La cosa mi stupisce non poco ma mi porta a pensare, nuovamente, se non dovrei rivedere le mie prioritá.
Su queste pagine, lo ricordo bene, ho scritto che bisognava debellare lo spaccio completamente, anziché (ri)spostarlo al grattacielo piuttosto che in Oroboni, perché quando hai gli scarafaggi in casa, se ti accontenti che non vadano in salotto (penso al sindaco), prima o poi te li ritrovi dappertutto. Speravo in un movimento di diversi gruppi di cittadini, ognuno a difendere il suo spazio. Cosí non é. i mesi passano, gli anni passano, e niente cambia. Vale forse la pena di tirare i remi in barca e pensare al proprio metro quadro? Ha senso chiamare per gli spaccini in Cassoli quando evidentemente a chi abita lí la cosa non da fastidio? So quali sono le risposte giuste a queste domande, e magari alla prossima onda positiva ritorneró sul problema in modo piú agguerrito, ma onestamente in questo momento ho difficoltá a vederne il senso.

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