domenica 17 febbraio 2019

Ferrara brucia, come Parigi

"Uomo ferito in viale Po mentre cerca di sfuggire all'arresto. Portato all'ospedale si scatena la reazione degli immigrati. " questo si legge sui quotidiani di oggi.
Nel 2005 abitavo a Parigi, sconvolta dai moti delle periferie (banlieue), e vi assicuro che il parallelismo é fin troppo facile. Solo chi non teme di fare figure di palta, come i nostri assessori, potrebbe non vederlo.



Nel 2005, i moti parigini si scatenarono perché Traoré e Benna, 15 e 17 anni, piccoli spacciatori, si erano rifugiati in una cabina elettrica di Clichy-sous-bois, quartiere di Parigi, per sfuggire alla polizia che li inseguiva, e rimasero folgorati. (link) Secondo il The Guardian, "le rivolte hanno evidenziato tensioni tra le grandi città benestanti e le loro banlieue tristemente ghettizzate, casa di immigranti del Maghreb e dell'Africa Occidentale che non sono mai stati pienamente integrati nella società francese e sono diventati una sottoclasse per cui disperazione e discriminazione sono la norma". (link).

FIn troppo facile chiedervi di andare a verificare le percentuali di bambini immigrati nelle classi dei comprensori della GAD per accertarvi che a Ferrara, come a Parigi, si é DECISO di seguire la strada della ghettizzazione rispetto all'integrazione usata, per esempio, a Londra (link), dove il sindaco Sadik Khan sembra seriamente intenzionato a inserire in ogni nuovo intervento residenziale una percentuale del 35% di case “abbordabili” anche da chi non gode di ampie disponibilità economiche.
Fin troppo facile accusare questa giunta, come la fu quella di Parigi, di incapacitá nel gestire l'immigrazione. Di  accontentarsi di qualche manifestazione organizzata da associazioni (sovvenzionate dallo stesso comune) per protestare contro il razzismo. Qui non si tratta piú di incapacitá, ma di inettitudine.

Ferrara, e a questo punto anche i suoi stessi immigrati, meritano molto di meglio.



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