giovedì 19 gennaio 2017

Una scuola colorata o una scuola ghettizzata?

L'altro ieri é apparsa sui giornali una lettera sulla bellezza della multiculturalitá della scuola Poledrelli, nel cuore del quartiere Giardino, a firma della consigliera del PD Ilaria Baraldi, quella degli spaccini meglio della polizia e del se un bambino ha paura degli spacciatori nigeriani é perché ha avuto un'istruzione razzista.



Nella lunga lettera (link) vi sono diverse considerazioni personali piú o meno condivisibili, ma anche un'affermazione che, detta da una persona eletta all’interno del partito che amministra la cittá suona piuttosto strana:

“La Poledrelli è anche una scuola colorata. Lo è perché colorati sono i bambini che la frequentano. La scuola Poledrelli è lo specchio della società che cambia, modificando abitudini e foto di classe, mixando culture, lingue, religioni.
Alla Poledrelli accade dentro quello che la maggior parte di noi vede da fuori. Lo vediamo da fuori e pensiamo che se c’è una scuola nella quale tutto questo succede allora è giusto che ce ne siano altre nelle quali tutto è come prima e così deve restare. Perché, in fondo, il melting pot è bello per le strade di New York, ma qui, magari tra qualche decennio…

La circolare ministeriale del 2010 (link) parla chiaro. Come prima misura a fronte del mutamento nella societá, per gestire le difficoltá insite nelle classi con bambini con diverse difficoltà di apprendimento, il numero massimo di alunni stranieri deve essere del 30%. Chi amministra una cittá deve prodigarsi per ottenere questo risultato, agevolando l’inclusione ed evitando situazioni di ghettizzazione. 

A leggere la lettera della consigliera Baraldi qualche domanda sembra lecito porsela:
A Ferrara lo sforzo di un'equa distribuzione degli allievi sul territorio é stato fatto? 
Nelle scuole del quartiere Giardino vi é una sproporzione di alunni stranieri se confrontate con le scuole di altri quartieri? 
Se sí, cosa ha fatto l’amministrazione per impedire questo problema di ghettizzazione che chiaramente impedisce il naturale integrarsi degli stranieri nella cittá. E soprattutto cosa vuole fare? 
E’ una situazione che piace all’amministrazione? 

A leggere la lettera della consigliera Baraldi sembra di si. “è giusto che ce ne siano altre nelle quali tutto è come prima e così deve restare”. Questo é l’atteggiamento dell’attuale amministrazione sull’integrazione degli stranieri nella cittá? Teme forse che I suoi cittadini, salvo fatti I residenti del quartiere Giardino, non siano in grado di “capire il movimento dei popoli” (cit. Tagliani) e non votino piú una sinistra capace di accogliere ma non integrare?

Il testo della circolare ministeriale, firmata da un esponente di destra, prevede esplicitamente che "il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non potrà superare di norma il 30% del totale degli iscritti, quale esito di una equilibrata distribuzione degli allievi con cittadinanza non italiana tra istituti che insistono sullo stesso territorio". 
In sostanza, siamo al livello in cui la destra si preoccupa dell'inclusione degli stranieri sul territorio e la sinistra preferisce ghettizzarli compiacendosi poi delle scuole colorate!

Qualche spiegazione é dovuta, soprattutto ai genitori, italiani e stranieri, che non hanno interessi di partito nel compiacersi della gestione della scuola dove vanno ad apprendere I loro figli.



Per inciso, conosco bene il problema dell'inclusione di bambini stranieri nelle scuole, vivendolo in prima persona, e come genitore posso dirvi che non é con le sconclusionate lettere di autocompiacimento che si superano le barriere culturali e si integrano i giovani nella societá.

Quale nome vorresti dare al Parco di Nazario Sauro?