venerdì 21 agosto 2015

Padroni a casa nostra!

Dhé, é un po' che non ci si sente!
Sapevate che il comitato zona stadio stasera si ritrova per una bicicletta? Alle 21 alla mutua.

Tornando a me, non ero in vacanza, anzi, a dire il vero ci sto andando proprio in questo momento sfruttando le pause del viaggio per aggiornare il blog. Il fatto é che mi stava prendendo proprio male, la situazione continua a essere assurda, divisa fra chi la vive quotidianamente ormai all'esasperazione, e chi ne parla per sentito dire o peggio ne é causa e ha tutto l'interesse di dire falsità che confondano le acque. Che chi la vive sia all'esasperazione ve lo dico per esperienza personale. Almeno, io sono all'esasperazione tanto che sono spinto a compiere gesti di cui a mente lucida mi pento, rendendomi conto che il rischio é troppo elevato. 
Il fatto é che troppo spesso ho l'impressione che le forze dell'ordine agiscano secondo canoni diversi a seconda del luogo dove intervengono. Non riesco a credere che qui si possa spacciare alla luce del sole e anche della luna senza che nessuno muova un dito. Così, preso dall'esasperazione qualche sera fa ho provato a scendere da solo in mezzo ai sei nigeriani che stazionavano sotto casa facendo un chiasso da manicomio in tarda notte, per chiedere di smetterla. Non ho neanche chiamato il 113, tanto si é capito che la sera le forze dell'ordine hanno poco più che il ruolo di spaventapasseri, arrivano con i lampeggianti accesi giusto il tempo di far scappare il gruppo di spacciatori che si rimaterializza dopo poco. Le belle époque delle chiusure dei call center ha lasciato presto campo libero alla solita inutile cronaca di tutti i giorni. 



Ero già abbastanza alterato per aver visto una scena insolita in Via Bologna, due perone dell'est si sono presi una lima incredibile davanti a un pakistano. Non erano neanche troppo rumorosi, solamente uno dei due era piegato sulla ciclabile e l'altro lo guardava. Per questa bella scena sono intervenute tre pattuglie della polizia e un 118. Ce n'era abbastanza da farmi girare le scatole contando la fatica a far venire una pattuglia con dieci persone che spacciano. Tornato a casa capisco subito che mettersi a letto servirebbe a poco visto il berciare dei miei amici, per cui decido di scendere e per dare un tocco drammatico al tutto lo faccio a petto nudo. Arrivato all'angolo del punteruolo si concretizza una scena al limite dell'assurdo: due o tre spacciatori cominciano a fare urla forsennate dicendo cose incomprensibili ma chiaramente ostili, mentre un quarto si frappone fra loro e me e "da buon amico" comincia a consigliarmi di andarmene a casa! Io devo andarmene a casa! Purtroppo non sono una persona in grado di capire quando é meglio subire un'ingiustizia piuttosto che una coltellata, per cui ho cominciato a inveire anche io contro il terzetto. Solo un intervento provvidenziale e molto apprezzato di un vicino di casa, uno dei pochissimi attivi, ha evitato il peggio. Quando la situazione si stava scaldando li ho visti scappare via a gambe levate, il tempo di voltarmi e ho visto tre pattuglie della polizia alle mie spalle, chiamate dal vicino che poi é anche sceso a darmi man forte. Ovviamente hanno preso solo i nostri di documenti, visto che gli altri se l'erano già data, ma spero che quello che ha ingerito la pallina fosse del loro gruppo visto che data e ora coincidono.
Passata la buriana serale, il giorno dopo, in pieno pomeriggio, mi vedo due nigeriani seduti sul marciapiede del Made in China in IV Novembre, prima indicare a un giovane punkabbestia italiano un gruppo di connazionali, immagino a quale scopo, e poi lanciare una lattina vuota per fare canestro nel cassonetto della carta. L'errore di riciclaggio non era un problema visto che la lattina é andata a sbattere contro il cassonetto e rimbalzare per terra, il problema é che ancora un volta non capisco quando é il momento di stare zitto e quando i due si stavano allontanando li ho richiamati chiedendogli di raccogliere la lattina. Per tutta risposta il simpatico stronzo mi ha mostrato il medio al che gli ho urlato (ormai erano distanti una decina di metri) di infilarselo nel sedere quel dito. Temo però di aver usato un termine diverso, diventando così, mio malgrado, parte integrante del degrado in questa zona abbandonata. Per fortuna i due non sono tornati indietro, ma hanno chiuso urlandomi "vai a casa".

E lí ho capito un'altra differenza fra i falsi buonisti  che abitano in centro ghettizzando i colorati alla GAD e chi abita il degrado direttamente. Quando senti la frase "torna a casa tua" associata a un contesto di immigrazione, già mi immagino un sindaco dappoco e una assessora con buchi milionari scandalizzati perché non esistono frontiere per la carità e non capiamo il movimento dei popoli. Alla GAD sono gli immigrati che te lo dicono perché li han convinti (prefetto in testa) che questa sia casa loro.  E, purtroppo, lo stesso discorso si potrebbe fare con la frase "padroni a casa nostra". Da noi i padroni sono quelli della mafia nigeriana. E qualcuno li ha convinti di essere a casa loro.


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