mercoledì 14 ottobre 2015

Non mi piace vivere qui

La storia di una ragazzo che vive nel quartiere, costretto a un contatto quotidiano con gli spacciatori e di come ha saputo reagire inventandosi un modo per creare rete. Nel silenzio delle istituzioni.

Che il quartiere sia degradato, non lo dico io, lo dicono i prezzi delle case che valgono mediamente il 30% in meno del resto della cittá (link). Ma questo quartiere possiamo ancora chiamarlo giardino?
Se ascoltate la consigliera Baraldi, in forza PD, messa dalla maggioranza a scudo delle invettive delle opposizioni in quanto ufficialmente residente nel quartiere, gli spacciatori ci sono ma non creano pericolo. A lei, in fondo, non é mai successo niente. Se ascoltate me, gli spacciatori ci sono e a meno di non passare a testa bassa lasciandoli delinquere liberamente creano anche pericolo, ma in fondo io sono stato in lista per il movimento, quindi a chi credere?
Che ne dite di credere ai bambini, la voce dell’innocenza? 
Oggi vi presento quello che a mio avviso é uno dei maggiori scoop del blog. Un tema di un ragazzo di  prima media in cui é espresso tutto il disagio in cui ci costringono a vivere i nostri amministratori.  Perché lo ripeto, la sicurezza sará anche una materia da forze dell’ordine, ma sono i rappresentanti dei cittadini che non rappresentano in nessun modo i disagi dei residenti della GAD, arrivando addirittura a smentire il questore (link). Era un tema di geografia in cui si chiedeva di presentare il proprio quartiere agli altri compagni di classe. Per inciso di una scuola nei quartieri “belli” di Ferrara, quelli amati dal nostro amato sindaco. Nei pressi di XX settembre per capirci.

Il testo é riportato in fondo al blog

Il tema mi é stato fornito dalla madre del ragazzo, che ho conosciuto quasi per caso, alla vecchia maniera, quando ero un blogger di prim’ordine e spendevo tempo fisicamente nel quartiere. Con lei ci abbiamo scherzato su, perché siamo entrambi nella stessa situazione, residenti e genitori in un quartiere difficile. Ma a leggere quanto scritto non c’é, onestamente, proprio niente da ridere. Parole come “terrore”, “paura” e “aggredito” fanno impressione se escono dalla penna di un ragazzo, poco piú che un bambino.  “Non mi piace vivere qui”, “purtroppo ci vivo”, “non é MAI stato piacevole viverci”, “spero di cambiare casa”. 
Io credo che se neanche questo fará aprire gli occhi a chi ci amministra, se neanche questo li sprona ad andare a battere i pugni sul tavolo del prefetto, puó solo voler dire che vi é una precisa volontá politica di mantenere lo status quo. Con buona pace dei nostri figli. La Baraldi afferma che la sensazione di pericolo é creata dalle risoluzioni presentate in consiglio dall’opposizione. Non credo che un ragazzo di dodici anni abbia mai seguito un consiglio comunale, ma credo che sappia meglio di altri cosa vuol dire vivere qui. 
Prima che qualche benpensante si metta col ditino alzato a distrarre l’attenzione focalizzandosi sulla frase “ho il terrore delle persone di colore” vi dico subito che il ragazzo ha altri due fratelli che passano ore con la madre all’interno della recinzione dell’area sgambamento cani (insieme a una bella cucciolona naturalmente). Dico all’interno perché intorno alla stessa ci sono non meno di venti nigeriani (integrazione alla ferrarese), alcuni dei quali spacciano proprio sotto la telecamera funzionante del comune. Alle volte chiedono alla madre se possono andare dallo scivolo, quindi evidentemente non hanno ricevuto una educazione di diffidenza. Certo, il fatto che poi tornino perché purtroppo “c’é un signore che ci sta dormendo sopra” puó piano piano portarli a pensare che qualcosa di sbagliato ci sia.
Ma di una cosa forse dovremmo ringraziare chi ci lascia in questa situazione. I nostri ragazzi crescono rinforzati dalla situazione assurda in cui devono vivere. L’autore del tema, nonostante la giovane etá, ha saputo reagire inventandosi un modo per ritrovare una condizione di sicurezza, la stessa che gli dovrebbero garantire le istituzioni. Ha un cane e abita di fronte all’area preposta allo sgambamento, ma fra lui e la stessa vi é un mare di spacciatori. Come attraversarlo? Con un colpo di genio ha fatto rete fra chi ha un cane in zona creando un gruppo whatsapp in cui scambiarsi gli appuntamenti per incontrarsi nell’area e sentirsi meno abbandonati. A spesa zero ha fatto per l’area probabilmente di piú di chi é pagato per risolvere il problema. Nel mi piccolo non posso che cercare di pubblicizzare la cosa. Non vi do ovviamente il cellulare dell’amministratore del gruppo, ma se siete interessati scrivetemi (ferrarazonastadio@gmail.com) e passeró il vostro contatto a chi di dovere. L’iniziativa merita sicuramente un link permanente nel blog. E a essere onesti anche uno nel sito del comune, visto che é un modo per “occupare positivamente gli spazi”. Io lo dico, non si sa mai che qualcuno si svegli!






Testo del tema:

Io vivo in un quartiere malfamato di nome Corso Piave non mi piace vivere quá perché ci sono molte cose di cui io ho paura e poi non mi piace la zona, purtroppo ci vivo da quando ero piccolo e non é mai stato piacevole viverci. La cosa che sconsiglio a tutti é di trasferirsi qua. Ho il terrore per le persone di colore e quindi ho persino paura di tornare a casa e uscire di casa. Mi hanno rubato la mia bici e mi hanno aggredito quindi spero di cambiare casa prima o poi. La mia casa é vicina anche allo stadio e al gratacelo e questo spiega tutto. Io mi continuo a salvare perché sotto casa mia c’é un bar e una tabaccheria.

1 commento:

Quale nome vorresti dare al Parco di Nazario Sauro?