lunedì 21 settembre 2015

Cambiamo qualcosa?

Una volta, per vari motivi personali, avevo motivi per spendere diverse ore al giorno passeggiando per il quartiere. Ultimamente  di rado mi capita di soffermarmici. E visto che é insita nell’essere umano la convinzione che ció che non vedi non esiste, mi stavo convincendo che la situazione fosse in netto miglioramento. Qualche sera fa sono uscito spendendo non piú di cinque minuti per le vie del quartiere su un totale di diverse ore spese in giro per la cittá. Mi son bastati quei cinque minuti.



Appena uscito vedo all’angolo del punteruolo non meno di cinque persone di colore in bicicletta. Quando chiamo i CC per segnalare la cosa mi premuro di essere giá in movimento in modo da non destare sospetti agli spaccini. Premura inutile perché mentre chiamo passo di fianco a non meno di due spaccini in Corso Piave. Arrivo all’acquedotto dove devo aspettare un amico, all’altezza di quella panchina definita simpaticamente “residenza estiva” da alcuni iscritti al comitato zona stadio. Residenza estiva perché per contrastare la presenza costante di spacciatori, un paio di loro, non i piú giovani e lo dico per sottolineare il coraggio, si sono installati sulle stesse panchine, spendendovi diverse ore  delle loro serate. La ASPigni sarebbe contenta di questo, meno loro che nonostante gli sforzi vedono che la presenza degli spacciatori non accenna a diminuire, forse perché a parte loro a nessun altro (e parlo delle istituzioni) sembra interessare la bonifica della zona. Tornando alla serata, lí aspetto un amico ma ne trovo altri tre, di colore, giá fermi che mi aspettano. In realtá non sapevo fossimo amici, ma appena mi sono avvicinato mi hanno salutato calorosamente. 
Seguono non meno di quattro ore passate senza incontri di rilievo, ma in altre parti della cittá. Al rientro stesso percorso. Stavolta erano tre alla panchina dell’acquedotto, due pochi metri piú avanti all’incrocio fra Corso Piave e Vittorio Veneto. Tre fra Vittorio Veneto e Cassoli (dieci metri), solo due in Cassoli altezza mutua. Dieci in poche centinaia di metri. Mi armo di telefono e chiamo le forze dell’ordine indignato dalla situazione. Recepiscono la cosa e mi dicono che passeranno. Il vecchio me mi convince ad allargare il giro per Ticchioni e angolo del punteruolo. Vedo cosí sei ragazzi di colore fermi sulle panchine nell’ombra ma soprattutto altre tre all’angolo del punteruolo. Con molta piú calma della volta scorsa (mica posso svegliare tutte le volte i vicini sollecitando le urla scimmiesche di ste bestie) mi sono fermato a dialogare con loro. Ovviamente appena fermato hanno creduto di avere un cliente sotto mano, disguido subito superato da un paio di battute salaci mie. Appena capito cosa volevo, si sono rimessi al lavoro. Non sono andati via, non hanno cercato di allontanarmi, semplicemente, come se fossero dei commessi dell’ipercoop infastiditi da un cliente molesto, si sono rimessi a fare quello che facevano prima. Ho provato a insistere chiedendo gentilmente il perché si ostinassero a spacciare sotto casa mia. La domanda esatta é stata “Perché non andate da un’altra parte a spacciare??”. Il povero ragazzo era evidentemente abituato al razzismo dei miei concittadini, quelli che hanno scatenato le guardie giurate solo per due questuanti, col beneplacito di tutte le forze politiche locali. Credendo di avere il solito populista ha risposto “E dove? In Nigeria?”. Per fortuna sua non sono cosí, quindi gli ho risposto “No, tipo in via XX settembre”. Non se lo aspettava, ma non sembrava molto convinto. Conscio che non ci cavavo un ragno dal buco, ho quindi ripreso la mia strada, ma in casa ho richiamato i CC per segnalare i nuovi avvistamenti. Per spiegare chi ero ho esordito dicendo “sono quello che ha chiamato dieci minuti fa…”, l’operatore fra lo stupito e l’infastidito risponde “dieci minuti? Due minuta fa! Ci dia almeno il tempo di intervenire!”. Mi limito a notare che in realtá piú che due minuti, sono circa 26 mesi che chiamo sempre per la stessa cosa, senza fretta ma forse sarebbe il caso di intervenire in un altro modo…

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