domenica 5 gennaio 2014

La Favola di Natale di Gi.Bi.

Circa un anno fa pubblicai questo post in cui riprendevo una bella "favola di Natale" scritta da un residente del quartiere Giardino pubblicata anche dai giornali locali. La cosa, in un generale silenzio e apatia dei residenti che incontravo, mi colpì molto. Il residente è Giovanni, autore del blog Gi.Bi., e ben noto a tutti voi. 



Dal primo contatto che ebbi, con lo scopo di "creare una rete attiva di residenti", molto tempo è passato e molte cose sono state fatte. Giovanni da anni è attivo contro il degrado nel quartiere, ben noto anche a chi è di là della staccionata, i rappresentanti delle istituzioni, e le critiche che questi ultimi hanno avuto modo di muovergli in questo anno sono la miglior garanzia di qualità per quel che mi riguarda. Anche questo anno ha avuto la fantasia di inventare una seconda "favola" che riprende una fiaba danese di Handersen, la quale, a sua volta riprende una serie di storie popolare note in occidente. Già Bettelheim, psicologo dell'infanzia Viennese, ebbe a notare come le verità nascoste dentro le storie della tradizione popolare erano verità profonde, radicate nella natura stessa degli uomini e per quello vivevano alle popolazioni e alle epoche, venendo tramandate da secoli. Nella favola cui fa riferimento Giovanni, e qui attingo da wikipedia, "lo scopo è quello di denunciare una situazione in cui una maggioranza di osservatori sceglie volontariamente di non far parola di un fatto ovvio a tutti, fingendo di non vederlo". GiBi mi ha chiesto di immaginare a chi si riferisse la favola. Voi cosa dite? Ecco a voi la versione integrale, di cui vi rimando all'originale qui.


La favola di Natale

Posted  on: 27 dicembre 2013

L’imperatore e il vestito invisibile
C’era una volta un imperatore vanitoso, tanto da trascorrere quasi tutto il giorno davanti allo specchio, ricordando a se stesso tutte le cose fatte durante il suo regno.
Un giorno, chiamò alcuni dei suoi fidati collaboratori, ordinando loro di far confezionare un vestito meraviglioso, con su scritto tutte le opere che aveva fatto per i suoi sudditi. Indossandolo poteva far conoscere, anche agli stolti ed agli increduli, l’impegno profuso per il suo popolo.
Mancava poco alla fine del suo regno. Il vestito doveva essere pronto in occasione della festa-sfilata della Corte per la sua rielezione. I suoi collaboratori si misero subito all’opera, presero contatto con dei tessitori, costoro fecero arrivare delle sete preziose.
L’imperatore, benché fosse punto da viva curiosità, non aveva il coraggio di andare personalmente a sorvegliare i lavori. “E se poi non scorgessi niente di tutto quello che ho fatto riportato sul vestito? Si domandava . E’ meglio che mandi il mio primo ministro”.
Questi eseguì l’ordine del sovrano stranamente a malincuore. E quale non fu il suo disappunto quando entrato nella stanza dov’era il telaio, non vide proprio nulla, se non che i tessitori lavoravano a vuoto. Invano cercavano qualcosa fatto dal loro imperatore, svogliando carte e chiedendo notizie anche ai capimastri, ai maestri artigiani, ai commercianti agli ambulanti, agli scribi ivi convocati da tutto il reame per l’occasione.
Il primo ministro non volendo riconoscere di essere un inetto e uno stupido si congratulò con i tessitori e all’imperatore disse che il vestito, da lui non visto, era meraviglioso.
Il giorno dopo, avvicinandosi il momento dell’indossamento, volle essere informato di nuovo sull’andamento del lavoro e questa volte si rivolse ad un ufficiale del corpo di guardia. E non minori delle prime furono le lodi che questi fece alla stoffa, al vestito e ai suoi tessitori.
Finalmente  fu annunciato che l’abito era pronto ed invitarono l’imperatore, perché si degnasse di andare ad ammirarlo.
Povero imperatore! Il cuore sussultava e gli arrivò addirittura in gola quando, giunto nella sala del telaio non vide proprio nulla! Ma tutt’attorno  si sentiva il dovere di applaudire la magnificenza del vestito!
L’imperatore si crucciava, ma naturalmente gli convenne far buon viso a cattivo gioco e anch’egli si congratulò vivamente con i tessitori e regalò a loro un ricco compenso.
Poi iniziò la cerimonia della vestizione e quando l’imperatore credette di essere vestito a tutto punto, si trovò semplicemente in mutande.
Durante il corteo ai cortigiani ed ai sudditi veniva da ridere sonoramente, ma nessuno osava tradirsi, e tutti, anzi, applaudivano, mentre l’imperatore procedeva tutto impettito sotto il baracchino.
Ad un tratto, fra il generale clamore, si udì una vocina stridula di un bimbo che gridò: “L’imperatore è in mutandine! L’imperatore è in mutandine!”
Immaginate un po’ cosa successe! L’osservazione del bambino aveva aperto oramai gli occhi a tutti, compreso l’imperatore! Ma questi non volle darsi per vinto e continuò con tutta serietà la sua ridicola parte e i suoi sudditi ad acclamarlo, felici e contenti. E  l’imperatore continuò a regnare …
Tranquilli è sola una favola… difficile trovare oggi questi personaggi…

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