giovedì 22 agosto 2013

Ieri sera ho visto lo schifo.


Ieri sera ho visto lo schifo. Non è un'altra puntata della serie “Io ho visto”, perchè non ho visto scambi di droga in diretta, ma ieri ho visto veramente lo schifo. Lo schifo in cui ci fanno vivere, gli spacciatori, chi compra, l'amministrazione che non fa niente di concreto o le forze dell'ordine che, dicono, hanno le mani legate. Non so chi, ma ci fanno vivere nello schifo.



Non è che abbia visto molto di diverso dal solito, ma ieri ho avuto un raffronto, un cambio repentino da una situazione normale (non certo idilliaca, semplicemente normale) e la nostra quotidianità, quella che neanche leggi sui giornali, lasciando perdere le percezioni soggettive.
In breve,
sono uscito a cena con la famiglia, siamo andati al Don Abbondio, un buon ristorante fra Via Padova e Via Marconi. Siamo usciti verso le 22 e, di fronte al locale, abbiamo notato un grande spazio verde che costeggia Via XVII Novembre. Solo 13 giorni rispetto a IV Novembre, ma il mondo cambia.
In fondo all'area verde, in una zona anche buia, dopo un grande campetto da calcio con le porte, ci sono i giochi per bambini. Ci siamo avvicinati piano. Non sembrava pericoloso, e non lo era. E già qui il primo senso di rabbia e frustrazione. Ci hanno abituato ad avvicinarci con sospetto alle aree buie, siamo talmente abituati ad aver timore di cosa potrebbero fare quei ragazzi “là in fondo” che preferiamo non avvicinarci o farlo con cautela!
Invece ho visto che la situazione era semplicemente normale. C'erano tre gruppi di ragazzi, uno a pochi metri da noi e altri due sui lati lontani del parco. Siamo stati bene. Quindici minuti senza pensieri a vedere la bimba giocare. Considerate che uno dei gruppi lontani deve aver disfatto la vetrata della fermata del bus, penso per errore, senza urla o bastonate, anche meno che normale, quindi, ma mai ci siamo sentiti in pericolo.
Dovevo finire la serata lì. Invece la mia vena masochistica mi ha convinto a finirla con un piccolo giro per l'area verde di Nazario Sauro. Naturalmente ho mandato la famiglia a casa, io ho solo allungato la strada. Senso di angoscia, individui in lontananza a fare chissà che, e, nella panchina di fronte al gioco con le molle due ragazzi di colore in atteggiamenti sconvenienti. Anzi, in effetti stavano facendo sesso. No, scusate, non facendo sesso, stavano trombando, lei lo stava montando e stava godendo col classico movimento su e giù. Stavano scopando.
Uh, che parole forti, vero? Eh, pensate quanto forte poteva essere per un bambino se passava di là con i genitori. E certo, chi è quel coglione che porterebbe un bambino nell'area verde di nazario sauro alle 22? Nei pochi passi verso casa, con la rabbia che montava, ho visto otto persone che rispondono all'identikit base dello spacciatore: nero, in bicicletta, che pedala ma senza una meta apparente, berretto in testa e cellulare in mano anche se spento. Otto, non scherzo.
E quattro dell'est che bevevano birra sulle mura nello stesso tratto. Quest'ultimo evento ha stemperato la rabbia perchè mi ha permesso di fare una telefonata alla municipale con tono da Furio, il marito di Magda in “Bianco rosso e verdone”, ve lo ricordate. Mi sono detto indignato che qualche persona potesse non conoscere o peggio ignorare il forte segnale dato dal primo cittadino contro il degrado urbano, vanificandone i poderosi sforzi per i residenti, richiedendo un pronto intervento da parte loro (che naturalmente non c'è stato). Non so se l'hanno capita, ma almeno non si sono messi a ridere solo loro.
Non so voi, ma io di questo schifo mi sono proprio rotto i coglioni, e non saranno le solite buffonate di fine estate a calmarmi. Qui bisogna agire, e anche in fretta. Il che significa ridurre gli sforzi sul lato amministrazione e conecntrarci su azioni dirette. Crederò al fatto che non possono fare niente solo quando anche il resto della città sarà messo come noi, o noi come loro.

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