martedì 28 maggio 2013

(Io ho visto 2) Due al giorno, leva il medico di torno.

Ma questa come faccio a non scriverla?!?! scendo col cane e vedo un tipo fermo davanti a un noto locale chiuso dalla Questura. Non gli do troppo peso, sembra uno studente fuori sede che rientra per la settimana con tanto di trolley al seguito. Tempo 30 secondi e vedo un tipo losco con la faccia da spaccino che viene su da corso piave dalla stazione e viene verso di me. Lo squadro, mi sorpassa, fa 16 metri e si ferma dal ragazzo che lo aspettava evidentemente. Al che mi faccio notare e il ragazzo e lo spaccino si allontanano verso la sede del CSV dove c'è molto buio. Li vedo in lontananza vicini fra loro, dopodiché entrambi fanno marcia indietro, lo spaccino torna verso la stazione su Cassoli e il giovane viene verso di me, mi sorpassa e... si infila in una scala del mio condominio!!! La serpe in seno! Tutto casa e chiesa insomma. Tanto valeva farsela lasciare in buchetta (qualunque cosa si dovessero scambiare eh, beninteso che non deduco alcunché). Lui inutile che ve lo descriva, rischierei solo una denuncia ma se qualche altro condomino vuole sapere di più...

1 commento:

  1. Quando si vive il problema dello spaccio sotto casa si diventa forse monotoni, ma si notano cose che prima ti lasciavano indifferente.
    Ore 13,20, da Porta catena arriva in bici l'africano (perché chiamarlo genericamente lo spacciatore? Per essere politicamente corretti?), maglietta verde, pelato, direi molto alto. Sotto i giardini del grattacielo, accanto al chiosco, c'è l'italiano, camicia a quadroni, capelli in disordine, 40 anni portati decisamente male (ci credo...).
    Si scambiano tranquillamente quel che devono davanti alle 50 macchine ferme al semaforo.
    Io inizio a suonare il clacson: l'italiano mi guarda, esterrefatto per la mia arroganza.
    Certo, perché l'unico fuori posto ero io: l'africano era nel territorio che le autorità italiane gli hanno ufficiosamente lasciato per i suoi commerci. Gli automobilisti erano tutti distratti.
    Ho avuto proprio la sensazione di essere un matto: una di quelle percezioni soggettive di cui ora non si occupano più solo gli psicologi, ma anche le amministrazioni.
    Cari saluti all'africano (gli anziani, nella loro saggezza, li chiamano negretti), all'italiano un po' malandato e alla amministrazione.
    Francesco

    RispondiElimina

Quale nome vorresti dare al Parco di Nazario Sauro?